“La musica! Una magia che supera tutte quelle che noi 
facciamo qui!”

Il mago che diventò musicista

Era una fredda giornata d’inverno, quando per una strada illuminata, sgusciò da un edificio un giovanotto bizzarro, con un cappello a cilindro, delle scarpe a punta un po’ trasandate ma belle lucide, gli occhi a mandorla e una valigetta che oscillava a ogni suo passo.

Si chinò vicino a un tombino, aprì la valigia dalla quale uscì un topolino bianco, che al chiaro dei lampioni somigliava a un fantasma. Il topo scivolò dentro il tombino mentre l’uomo sorrideva dolcemente. : “Ora puoi tornare a casa…!gli bisbigliò.

Si rialzò e imboccò una piccola via lì vicino. A passi veloci raggiunse una porticina e bussò con insistenza. La porta si aprì e mostrò il volto del padrone di casa.

Era un omaccione grassoccio con delle mani ruvide e incallite e dei vestiti vecchi e sporchi di sugo al pomodoro.

Fece accomodare il giovane che si era presentato alla sua porta e gli chiese : “Che ci fai qui a quest’ora?.

Lo spettacolo è finito tardi, e sono qui per la mia pagarispose con prontezza il ragazzo.

L’uomo rise, gli sbatté in faccia due banconote stropicciate e aggiunse : “Oggi l’incasso è andato meglio dell’altra settimana; ti meriti lo stesso pagamento e una fetta di pane nero, con una fettona di prosciutto affettata da me!. Il giovane fece una smorfia, perché sapeva che l’igiene del suo capo era praticamente inesistente, visto che si lavava solo quando incontrava persone di alto rango… e non succedeva spesso.

Prese i soldi e il pane e se ne andò zitto zitto. La cosa che gli dava più fastidio è che il suo capo non lo prendeva sul serio, non vedeva il suo talento. Il ragazzo si decise di prendere la sua strada e iniziò a fare i bagagli.

Mentre li riempiva di vestiti e cose varie si accorse che mancava una cosa: la sua valigetta. La cercò in tutta la stanza, ma non la trovò. Poi si ricordò. L’aveva lasciata nella casa del suo capo, appoggiata sulla poltrona.

Uscì e si incamminò verso la casa dell’uomo. Bussò ed entrò senza aspettare che qualcuno gli aprisse la porta dall’interno e si fiondò in salotto.

Un disastro regnava sul pavimento. Tutte le sue cose erano state sparse per terra, compresa la sua amata bacchetta magica (oh, giusto, non avevo precisato che lui era un mago, di quelli che fanno i trucchi per divertire i bambini, ma ora continuiamo con il racconto…).

Il suo capo, divertito dall’espressione delusa del giovane, esclamò: “Ho trovato la tua valigetta abbandonata sul cuscino della mia poltrona, ed ero curioso di vedere che cosa conteneva, visto che io ti ho dato solo quel cappello ammuffito che hai ripulito… mi dispiace tantoe, dopo quella frase, se ne andò ridendo a crepapelle.

Di punto in bianco, il ragazzo disse con tono fermo: “Me ne vado!e sbatté la porta alle sue spalle, con tutto il suo kit tra le braccia e le lacrime di dolore negli occhi.

Corse disperato, senza più un lavoro, tra le vie per raggiungere casa.

Un manifesto era appeso a una parete di un’abitazione e citava Cercasi maghi professionisti o apprendisti per lavorare nel nostro circo GAM (Giocolieri Acrobati Maghi)! Vi aspettiamo in numerosi e pieni di conoscenze sul mondo della MAGIA!.

Era perfetto per lui e andò alla cabina telefonica del quartiere per chiamare il circo con il numero citato sul foglio. Rispose una voce femminile, con un tono gentile ma annoiato.

Buonasera, qui è il circo GAM (Giocolieri Acrobati Maghi), in cosa posso aiutarla?

Sono un mago, sto cercando lavoro e dove stabilirmi…ho letto il vostro volantino…

Sono arrivati pochi suoi colleghi candidati e sono tutti molto bravi, vorrei proprio vedere come ve la cavaterispose la donna A che ora e dove mi devo presentare?chiese il ragazzo.

Alle 9:30 del 20/01 al nostro circo che sarà a Varese

Okay. A presto

Buona serataconcluse la donna e riagganciò.

Il ragazzo, felice per la nuova opportunità, appese la cornetta e uscì dalla cabina telefonica. Un venticello freddo e gelido lo travolse e il giovane si chiuse bene il cappotto.

L’indomani, alle 7:30, si preparò per andare al circo: indossò il suo completo da mago più bello, si mise il suo amato cappello a cilindro in testa e uscì dal suo appartamento. Chiuse a chiave la porta e si avviò per la strada, verso la fermata dell’autobus che portava nel centro di Varese. Arrivò l’autobus, il giovane salì e presentò il ticket al conducente; si mise a sedere e il mezzo partì.

Passarono 30 minuti e scese dall’autobus.

Era arrivato vicino alla stazione, quando scorse un camioncino rosso con scritto ‘Circo GAM (Giocolieri Acrobati Maghi)’; il ragazzo lo superò di corsa e lo fece fermare con l’autostop.

Il conducente non aveva l’aria di un tipo amichevole, ma chiese: Cosa succede ragazzo? Levati di mezzo se non è qualcosa di importante!

Volevo chiedere se mi poteva dare un passaggio perché alle 9:30 devo presentarmi al vostro circo per un’audizione di ammissione al GAM” “Se è per questo sali pure, ma attento alle clave dei giocolieridisse il conducente, mentre apriva la portiera del camioncino.

Arrivati al circo, il ragazzo prese le sue cose e iniziò a esercitarsi con il suo numero.

Un uomo alto, con un cappello a cilindro, i baffi arricciati con cura e una voce profonda lo chiamò, e gli chiese: Come ti chiami giovanotto?

Non è il mio vero e proprio nome, ma tutti mi chiamano ‘Il mago del quartiere’…

rispose il giovane

Lei, invece, che ruolo ha nel circo?chiese il ragazzo

Sono il direttore del circorispose fiero l’uomo

Ha un nome da darmi, signor Direttore?

Mmm…d’ora in poi sarai Kazuki, se per te va bene…

Ma certo signore, per me va benissimo!rispose Kazuki, contentissimo del suo nuovo nome.

Erano le 9:15, e Kazuki era agitatissimo.

Alle 9:20 lo chiamarono e gli dissero di prepararsi per la prova di ammissione al circo.

Alle 9:28 salì sul palco del circo e, 2 minuti dopo, si accesero le luci. Kazuki si aspettava che ci fossero solo il direttore e qualche altro componente del circo, ma davanti a lui, sugli spalti, c’era una marea di gente che lo fissava con fare critico. Gli si sciolsero le braccia per la paura e iniziò a sudare; il terrore di fare uno sbaglio davanti a così tante persone era alto. Fece un profondo respiro chiudendo gli occhi e pensò Farei una figuraccia più grande se non facessi nulla, quindi, proviamoci..

Aprì gli occhi e, con un gesto veloce, prese il cappello e ne uscì una colomba (un classico…).

Poi prese la bacchetta magica e fece fluttuare una piuma e, per far vedere che non c’erano fili, passò la mano sopra e sotto alla piuma con fare veloce. Fece sparire la piuma e si sentì qualche applauso timido dal pubblico.

Poi lanciò un cerchio di plastica e se lo fece passare attraverso il suo corpo, dalla testa fino ai piedi.

Si fermò. Uno scroscio di applausi lo travolse e lui, che aveva finito lo spettacolo, disse a tutti Arigato. Arigatoinchinandosi.

Il direttore si alzò e disse Ora passiamo ai voti….

Delle tavole bianche si alzarono e mostrarono il risultato di Kazuki e di tutti gli altri concorrenti: lui era arrivato secondo (non è che possono sempre vincere i protagonisti, eh…).

Il viso di Kazuki non si rattristì e neanche si rallegrò, era pensieroso.

Dopo una lunga serata, un allenamento per fare magie e vincere le audizioni senza eguali, non era riuscito a raggiungere il risultato, ma per lui andava bene, anche se la cosa gli fece praticamente perdere fiducia in se stesso.

Uscì dal circo, erano le 9:45… aveva tutto il giorno per trovare un nuovo lavoro.

Chiese a un ferramenta, a un idraulico, a un panettiere, a tutti. Ma non trovò un’occupazione.

Poi gli venne un’illuminazione: poteva provare a diventare un’artista di strada!

Kazuki raggiunse un luogo dove si praticavano tutti i tipi di arte: dall’arte del modellismo a quella teatrale.

Provò, ma non riuscì a trovare un’occupazione.

Deciso a trovare un lavoro, uscì in strada e raggiunse una cabina del telefono per chiamare un suo amico mago conosciuto alla scuola di magia che aveva frequentato prima di intraprendere l’attività di mago per i bambini.

Pronto?

Ciao Miyoko, sono il tuo vecchio compagno di scuola, quello senza un nome –ora ce l’ho ed è molto bello…Ti volevo chiedere di poterci vedere davanti alla nostra vecchia scuola…

Ah, ho capito chi sei…Come ti chiami ora?

Kazuki

Wow, che bel nome… Comunque per me va benissimo. A che ora ci vedremo e che giorno?

Pensavo di incontrarci domani nel pomeriggio vicino alla nostra vecchia scuola

Okay, è deciso. Ciao

A domani!.

Kazuki era molto felice di poter parlare con qualcuno e aspettava con impazienza il giorno dopo.

L’indomani, Kazuki si alzò di buonumore, fece colazione con latte e caffè, si lavò i denti e si vestì. Andò in stazione, prese il treno e raggiunse Milano, dove era andato a scuola. Il suo amico non era ancora arrivato e aspettò con pazienza seduto su una panchina vicino all’ingresso della scuola.

Cinque minuti dopo, arrivò Miyoko. Era come se lo ricordava Kazuki: con gli occhi a mandorla e gli occhiali.

Ciao Kazuki!

Eccoti qui, Miyoko

Di cosa mi volevi parlare?

Allora…e raccontò la sua avventura, dallo spettacolo di magia per il suo ex-capo fino a ieri.

Wow Kazuki, che esperienza! Ci credo che ti sei un po’ demoralizzato, alla fine!

E non è tutto, vorrei trovare un nuovo lavoro fatto apposta per me!

Okay…secondo me devi scegliere un lavoro che ti rappresenti….

Dopo qualche secondo di silenzio la faccia di Kazuki si illuminò Ma certo: la mia strada è la musica! Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui! Anzi che facevamo qui!

Bravo, se questo è il tuo desiderio, allora seguilo!

Grazie Miyoko, mi hai illuminato. Sono contento di avere te come amico.e dopo queste parole si alzò in piedi, salutò Miyoko e tornò in stazione.

Da quel giorno Kazuki si esibì per così tanto tempo che divenne il più famoso musicista giapponese di Milano.

Sarah Sansottera Paiusco